Senigallia, 5 gennaio 2019. Una camminata pomeridiana sulla spiaggia di velluto per godere della tranquillità e dell’aria frizzante di questi giorni, post abbuffate festive.
Spesso non ci facciamo nemmeno caso, ma col naso all'insù per fissare quel magnifico cielo rosa, finiamo col calpestare oggetti e resti di organismi marini che il mare ci riporta, testimone, dopo una grossa mareggiata o per il passaggio di navi e pescherecci.
A volte riesce anche a stupirci con la stranezza di certi organismi e la portata del fenomeno:
oggi, infatti, non è passato inosservato con la distesa di ricci marini irregolari, ed in misura minore altri animali come granchi o conchiglie di vario tipo che si sono riversati sulla battigia.
Questi strani resti altro non sono che l’esoscheletro di un “riccio irregolare”, diverso dal classico riccio di mare, regolare, tondeggiante, a cui siamo abituati.
La forma infatti risulta più schiacciata e depressa.
Il perché è dovuto al suo habitat: vive infatti infossato nella sabbia, da qui il nome “riccio di sabbia”, difficile da osservare libero.
Più facile è trovare, come in questo caso, l’esoscheletro dell’organismo spiaggiato (figura in basso).
Avevate già visto un fenomeno con una portata simile così importante?
In caso di risposta affermativa segnalatecelo all'indirizzo postmaster@reefcheckitalia.it
Antonietta D'Agnessa
Reef Check Italia onlus
29 ottobre 2018: una mareggiata di singolare entità, con onde che hanno raggiunto i 10 metri di altezza e venti che hanno di gran lunga superato i 100 km orari, ha flagellato le coste della Liguria. I giorni a seguire hanno visto amministratori locali, forze dell’ordine e volontari impegnati nel ripristino del territorio e dei servizi primari.
La popolazione attonita e sbigottita davanti ad uno scenario talvolta apocalittico si è interrogata sull’entità dell’evento.
Sicuramente a livello globale si sta riflettendo sul nostro futuro soprattutto dopo l’approvazione, lo scorso 6 ottobre, del documento relativo al riscaldamento globale redatto da un pool di centinaia di scienziati e ricercatori di tutto il mondo appartenenti all’Intergovernmental Panel on Climate Change, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Quello che è emerso non lascia dubbi sullo stato di surriscaldamento del nostro pianeta e sulle azioni che i governi di tutto il mondo sono chiamati ad adottare nell’immediato futuro (https://www.ipcc.ch).
A livello locale, le spiagge e i litorali italiani si sono presentati profondamente modificati, con danni ingenti e numerose zone da bonificare. E la Liguria non ha fatto eccezione, anzi.
di Monica Previati
Reef Check Italia Trainer
Sabato 18 agosto, a circa 6 miglia dalla costa di Diano Marina, un comune turistico del ponente ligure, lo staff dell’Associazione Informare ha avvistato per la prima volta nell’imperiese (non ci sono infatti segnalazioni precedenti) Porpita porpita, nota come il “bottone blu” del mare.
Non fatevi ingannare dall’aspetto, quello che apparentemente può sembrare un singolo individuo, magari una medusa, in realtà è un idrozoo coloniale della famiglia Porpitidae (Gul and Gravili 2014): in pratica una colonia di polipi (zoidi) che si organizzano formando una struttura rotondeggiante, chitinosa, chiamata pneumatoforo, di pochi centimetri di diametro. La straordinarietà di questo organo è quella di esser fatto da piccolissime camere d’aria collegate tra di loro che incamerano e rilasciano aria in modo da poter far affondare o galleggiare l’animale.
Intorno al disco si possono ammirare i tentacoli blu dei polipi, armati di nematocisti, piccole cellule che contengono dardi urticanti. Come le sue più strette parenti (le così dette Velelle), infatti, anche P. porpita attacca le prede che stordisce con un veleno ben poco urticante per l’uomo ma sufficiente ad uccidere i piccoli animali planctonici di cui si nutre.
Se qualcuno si stesse chiedesse se questo animale sa nuotare, la risposta è no, o per meglio dire P. porpita, così come le meduse, non sa nuotare contro corrente e per questo viene definita un organismo planctonico, facente parte del pleuston ovvero di quel gruppo di individui che hanno una parte del loro corpo galleggiante, in questo caso lo pneumatoforo ed una parte immersa, per P. porpita i tentacoli.
Oltre ad essere un vagabondo del mare (questa è l’etimologia della parola plancton), questo idroide coloniale è un organismo cosmopolita; vive infatti tra la superficie fino ai 200 m di profondità nei mari tropicali ma avvistamenti di questa specie sono stati fatti anche nell’Atlantico, nell’Indopacifico e nel Mediterraneo (nel 2016 lungo le coste di Santa Maria di Leuca –Lecce; nel 2017 a Termoli e nelle acque dell'Area Marina Protetta Torre del Cerrano; nel 2018 in Calabria e in Liguria).
Bibliografia e riferimenti
Gul S., Gravili C. (2014). On the occurrence of Porpita porpita (Cnidaria:Hydrozoa) at Pakistan coast (North Arabian Sea). Mar Biodivers Rec 7:1–3
Shah Nawaz Chowdhury M., Sharifuzzaman S. M., Sayedur Rahman Chowdhury, Rashed-Un-Nabi Md., and Shahadat Hossain M. (2016). First Record of Porpita porpita (Cnidaria: Hydrozoa) from the Coral Reef Ecosystem, BangladeshM. Ocean Sci. J. 51(2):293
Dopo l’area marina protetta di Portofino proviene da Diano Marina l’ultima segnalazione di questa specie “aliena” potenziale minaccia per le specie autoctone mediterranee.
La fioritura di Posidonia oceanica nel 2015 e ora
A cura dello staff dell’asd Informare
Circa 120 milioni di anni fa alcune piante terresti alotolleranti, ovvero specie adattatesi a fasi periodiche di emersione, hanno definitivamente abbandonato il loro vecchio habitat aereo per adattarsi perfettamente e completamente a quello marino.
Non c’era Cenerentola né era mezzanotte quando i subacquei dell’asd Informare hanno visto galleggiare in pochi metri d’acqua, vicino alla costa di Laigueglia, in Liguria, alcuni esemplari di Cymbulia peronii o “scarpetta di cristallo”.
Il Nord Adriatico o Alto Adriatico è il mare più a nord del Mediterraneo. Lungo la parte occidentale italiana alcune centinaia di km di coste, in prevalenza sabbiose, si susseguono dal golfo di Trieste, a nord, fino alla città di Ancona, a sud. Ovunque il mare degrada dolcemente verso un fondale, prevalentemente a base di sedimenti fini, con una profondità media molto bassa, attorno ai 35 metri. L’ecosistema del mare Nord Adriatico è uno dei più produttivi di tutto il Mediterraneo, in grado di ospitare una straordinaria varietà di organismi.
di Cristina Gioia Di Camillo e Fabrizio Torsani
State passeggiando lungo le coste della Sardegna, siete rapiti dalla visione mozzafiato del mare cristallino e dall’aria ancora frizzante del mese di maggio. All’improvviso vi accorgete che i vostri piedi calpestano un’insolita scia azzurra che si snoda a perdita d’occhio su tutta la spiaggia.
di Fabrizio Torsani
Come già riscontrato nei mesi scorsi per le praterie di Fegina e Punta Mesco nell’Area Marina Protetta delle Cinque Terre, un “lieto evento” si sta verificando nell’AMP di Tavolara e Capo
Coda Cavallo e nelle aree circostanti: la riproduzione sessuata dellaPosidonia oceanica, detta anche fioritura. Questa specie, infatti, fa parte delle Angiosperme marine; si tratta, cioè,
di una vera e propria pianta, che produce fiori, semi e frutti.
Scena: ore 07.30 del 18 maggio 2013 costa livornese.
Maurizio, deh!
Icché voi?
Ma
ir gomitolo indov’è?
Devi
prende per … scende a …. Insomma dopo ir nano…
di Daniele Grech
Occhio alla medusa? Macché, qua si tratta di Salpe. Quest’anno i più coraggiosi bagnanti primaverili dell’Adriatico le hanno viste. Non
parliamo del pesce che possiamo trovare in prossimità della posidonia (Sarpa salpa), ma di Salpe o Taliacei (Tunicati) che dir si voglia: organismi gelatinosi come le meduse, ma
estremamente differenti dal punto di vista anatomico. Le meduse sono degli cnidari, con una struttura molto più semplice rispetto alle salpe che sono animali anch’essi planctonici, ma
cordati.
di Fabrizio Torsani
Nella giornata di lunedì 18 febbraio, nella costa settentrionale della Sardegna, presso la località di Isola Rossa, si è verificato un massivo spiaggiamento del crostaceoMeganyctiphanes norvegica (M. Sars, 1857), comunemente noto come krill.
Campagna per la protezione delle gorgonie e del corallo rosso
di Eva
Turicchia Coordinatrice dei Subacquei Volontari del Nord Adriatico
Solcando il Mar Mediterraneo ne hanno vissute di avventure, talvolta anche turbolente, la Marea ed il suo equipaggio… e questa è la nostra.
I subacquei della società Subtridente Pesaro, i ricercatori scientifici di Reef Check Italia Onlus e le istituzioni pubbliche uniti per la protezione e conservazione della biodiversità dell’ambiente marino costiero del nord Adriatico.
di Carlo Pecoraro
La Sicilia è una regione splendida dal punto di vista ambientale e paesaggistico ma piena di contraddizioni politiche e sociali. In particolare, la provincia di Palermo ha una densità abitativa di circa 1,5 milioni di persone (quasi quanto tutta la Sardegna).
Gianfranco Rossi Reef Check Italia Onlus
CROCIERA ARCIPELAGO DELL'ARGENTARIO
I crescenti disturbi che interessano le comunità marine in genere e in particolare le gorgonie ed il corallo rosso hanno spinto l'associazione Reef Check Italia Onlus ad avviare nel 2010 una campagna finalizzata alla loro protezione.
La Physalia physalis, o caravella portoghese, è uno cnidario di circa 15 cm della classe degli idrozoi. Erroneamente è considerato una medusa, ma in realtà è costituito da una colonia di polipi eteromorfi, questi all’interno di uno stesso organismo si spartiscono i compiti.
Federico Betti – Reef Check Italia Associate Project Manager
Il progetto “Occhio alla medusa”, portato avanti dal prof. Boero dell’Università del Salento, ha raccolto la prima segnalazione nel Mediterraneo occidentale del famigeratoMnemiopsis leidyi; si tratta di uno ctenoforo, ossia di un organismo superficialmente simile alle meduse per la forma piuttosto globosa, la consistenza gelatinosa e la trasparenza, ma sprovvisto di cellule urticanti e, al contrario, dotato di organelli adesivi con cui catturare lo zooplancton di cui si nutre.
Federico Betti – Reef Check Italia Associate Program Manager
L’11 giugno, davanti alla costa anconetana è stato trovato, soffocato in una rete da pesca, un giovane maschio di squalo elefante (Cetorhinus
maximus), lungo 3, 65 metri dal muso al peduncolo caudale; dimensioni ragguardevoli, quindi, ma non per questa specie, i cui esemplari adulti possono arrivare ad una lunghezza di oltre dieci
metri.
di Federico Betti – Reef Check Italia Associate Program Manager
Percnon gibbesi è
un bel granchio appartenente alla famiglia Grapsidae, immediatamente riconoscibile per il carapace estremamente sottile, le zampe lunghe ed appiattite e la colorazione vivace, bruna con strisce
rosse e anelli gialli nei pressi delle articolazioni.
Si trova nei primi centimetri al di sotto della superficie, su rocce ricche di anfratti, in cui si nasconde velocemente se spaventato.
di Rossella Baldacconi
Calyx nicaeensis (Risso, 1826)
Phylum: Porifera
Classe: Demospongiae
Ordine: Haplosclerida
Famiglia: Phloeodictydae
Genere: Calyx
Le popolazioni di Calyx nicaeensis hanno subito una fortissima rarefazione riducendosi drasticamente in molte aree del Mediterraneo. La spugna, ritenuta a rischio d’estinzione, non è stata ancora inserita in nessuna lista faunistica di specie animali da tutelare ma dovrebbe essere presa in seria considerazione.
Nell'estate del 2009 nelle acque dell'Area Marina Protetta Isole Pelagie è stata registrato un ritrovamento importante nel contesto delle specie
marine introdotte nel Mar Mediterraneo. In località Capo Grecale, nella fascia costiera orientale dell'isola di Lampedusa, è stata infatti individuata e fotografata la cernia
africana Cephalopholis taeniops la cui distribuzione generalmente è riportata per le coste occidentali dell'Africa, dal Marocco all'Angola, inclusi gli Arcipelaghi di Capo
Verde e Principe e Sao Tomé.
Cristina Gioia Di Camillo Reef Check Italia Onlus
La subacquea negli ultimi anni è diventata uno strumento prezioso per i biologi marini, che hanno la possibilità non solo di campionare gli organismi, ma anche di osservarli direttamente nel loro ambiente naturale. Inoltre i monitoraggi a lungo termine permettono di studiarne il ciclo vitale e talvolta si assiste a fenomeni inaspettati, come la moria di una o più specie. Molti fattori, ad esempio il riscaldamento globale, l’uso di sostanze inquinanti, la raccolta eccessiva di specie a scopi commerciali e l’introduzione di specie invasive, possono favorire l’insorgenza di malattie negli animali marini.