La Formica

di Carlo Pecoraro

 

La Sicilia è una regione splendida dal punto di vista ambientale e paesaggistico ma  piena di contraddizioni politiche e sociali. In particolare, la provincia di Palermo ha una densità abitativa di circa 1,5 milioni di persone (quasi quanto tutta la Sardegna). 

Possiamo ben immaginare l'influenza dell'uomo e il sovrasfruttamento delle risorse naturali che vi è in questa zona. Naturalità, in questo contesto, ha un'accezione tipicamente negativa: è l'assenza dell'impatto antropico a definirla tale. Quello che abbiamo considerato fin ora ci porta a dire che i siti che sono ancora allo stato naturale dovrebbero essere considerati meritevoli di protezione. Questo lavoro nasce proprio con l'obiettivo divulgativo di promuovere la salvaguardia di tali zone e la sensibilizzazione verso la conservazione di uno dei pochi siti naturali ancora presenti nella provincia di Palermo. La Formica è una secca che si trova a circa un miglio dalle coste di Porticello, Lat (38°05'20"N) Long (013°33'393" E), in provincia di Palermo. È una montagna che da 60 metri di profondità emerge sino in superficie e fuoriesce dall'acqua di circa mezzo metro, attraverso due scogli ben visibili anche dalla costa durante le mareggiate. Questi scogli affioranti hanno causato il naufragio di imbarcazioni  dalle epoche fenicie e romane fino ai giorni nostri, e per questo motivo è stata indicata come Riserva Archeologica. Essendo la secca di dimensioni enormi ed abbastanza eterogenea dal punto di vista strutturale, si presta bene sia a percorsi semplici e superficiali che tecnici e profondi, per questo è sicuramente uno dei punti più visitati e conosciuti della zona. L'incongruenza nell'azione di tutela dell'area in questione consiste nel considerare tale zona unicamente come patrimonio archeologico senza alcun richiamo al suo valore biologico. La Formica è caratterizzata da una grande biodiversità e molte delle specie presenti non si ritrovano usualmente in aree limitrofe.  Forse non si possiedono gli strumenti culturali sufficienti per poterne apprezzare fino in fondo la "bellezza", e capirne l'importanza funzionale e strutturale che queste hanno per l'ecosistema marino. Nasce in funzione di ciò, la necessità di conoscerne il loro ciclo vitale e le interazioni intra e interspecifiche, monitorandole nel tempo per capirne le dinamiche. La gestione del sito dovrebbe puntare alla conservazione della sua naturalità in quanto un suo sfruttamento porta a ripercussioni anche sulle attività economiche, basti pensare alla pesca. Molte specie commerciali, sfruttano la complessità strutturale creata da alcune specie per riprodursi o come area di nursery. Raccontarvi una singola immersione alla "Formica" sarebbe troppo limitativo, e i subacquei sapranno benissimo il motivo. Per chi non è subacqueo, il motivo è abbastanza semplice, e cioè che ad ogni tuffo un punto di immersione appare sempre in modo diverso. Lasciando perdere la filosofia della soggettività delle emozioni, questa sensazione di "nuovo" è principalmente dovuta alla dinamicità dell'ambiente e a tutte le variabili biotiche e abiotiche che condizionano un particolare sito. Per questi motivi, proverò a presentarvi sottoforma di una piccola guida la strutturazione della secca, cercando di soffermarmi sulle principali specie presenti, grazie soprattutto al supporto fotografico dell'esperto sub e conoscitore della zona, Alfonso Santoro.

Partendo da Porticello con un mezzo nautico è possibile raggiungere la Formica in pochi minuti, e arrivati sul punto è possibile ormeggiare grazie a due grosse cime, infatti per la tutela archeologica è vietato l'utilizzo dell'ancora. La Formica è una perfetta bussola naturale, ed è esposta a venti e correnti da ogni quadrante. Come detto prima, la sua struttura permette di poter scegliere diversi percorsi in funzione di ciò che si vuole vedere e del tipo di immersione che si vuol fare.  Già dalla superficie si è affascinati dall'abbondanza e dalla dimensione delle occhiate (Oblada melanura), che si avvicinano per curiosare e cercare cibo.


Immaginando di immergerci insieme alla conoscenza della Formica, cominciamo a scendere al di sotto della superficie. Solitamente i primi 10-15 metri di acqua non regalano particolari emozioni e particolari avvistamenti, polpi (Octopus vulgaris) e murene (Murena helena)  vi scruteranno dalle loro tane, e se si è fortunati si può osservare il passaggio di qualche pesce pelagico (tonni, pesci luna, grosse ricciole). Per gli amanti della fauna ittica, in questa secca non è insolito avvistare orate (Sparus aurata) e dentici (Dentex dentex) di ottima pezzatura, e magari sorprenderli mentre stanno mangiando qualche mollusco o cacciando tra le castagnole (Chromis chromis).  

Proprio per la grande abbondanza di pesce che si può trovare, soprattutto nel periodo invernale questo diventa palcoscenico di azioni di bracconaggio. Per chi non lo sapesse, i bracconieri in ambiente marino sono criminali che pescano o in zone in cui non potrebbero farlo o in orari e con strumenti non consentiti.  In siti come la Formica, dovrebbero aumentare i controlli e le sanzioni da parte delle autorità competenti, che non dovrebbero intervenire soltanto quando vengono segnalati degli illeciti. Spostandoci sui 25 fino ai 37 metri e mantenendo il lato sinistro della secca si può scorgere una fantastica foresta di Paramuricea clavata. Questo gorgonaceo costituisce una colonia di grosse dimensioni, presentando  dei ventagli orientati secondo un unico piano dello spazio, e perpendicolari alle correnti dominanti con fitte ramificazioni irregolari spesso fuse tra loro. Soffermandosi ed illuminando con la torcia si può ammirare il suo splendido colore rosso scuro.

Proprio quest'estate, il 30 Luglio 2011, abbiamo assistito alla sua riproduzione con il rilascio dei gameti, la temperatura dell'acqua era di 16 gradi a -30 metri, e questo sembra essere un parametro fondamentale per il rilascio dei gameti stessi (solitamente avviene in Giugno). Insieme alla foresta di Paramuricea, si possono osservare altri gorgonacei come Eunicella cavolini, anche se questa è presente già qualche metro più in alto rispetto a ParamuriceaE. cavolini forma delle colonie arborescenti con ramificazioni orientate anch'esse perpendicolarmente alle correnti dominanti. Questa zona della secca è un caleidoscopio di forme e colori. La madrepora Astroides calycularis e lo zoantario Parazoanthus axinellae colorano di giallo-arancio ogni angolo delle pareti ed ogni anfratto, dai quali non è raro osservare qualche parapandolo (Plesionika narval) o veder sbucare le antenne di qualche bell'esemplare di aragosta (Palinurus elephas). Per gli amanti della macro-fotografia, potete sbizzarrirvi a fotografare diversi nudibranchi. Piccoli molluschi ma di una bellezza immensa, che non fuggiranno dal farsi immortalare in qualche scatto. Oltre ai più comuni come Flabellina affinisDiscodoris atromaculata e Cratena peregrina, si possono ammirare esemplari meno comuni comeUmbraculum sp., Chromodoris sp., o la ballerina spagnola (Hexabranchus sanguineus) chiamata così per il suo colore rosso e le sue movenze.
Scendendo lungo la parete, e mantenendo sempre il lato sinistro della secca, oltre i 40 metri di profondità si possono scorgere delle grosse spugne di diverso colore, dall'arancio al lilla, e di diversa forma, da forme a cuscinetto a forme a tubo. Spettacolare è osservare come, per esempio, le stesse specie presentino forme diverse (fenotipi diversi) in relazione all'aumentare della profondità. Questa flessibilità fenotipica viene indicata come norma di reazione, portando all'espressione di fenotipi diversi in relazione a condizioni ambientali diverse. 

Intorno ai 40 metri di profondità sono presenti anche alcuni alcionacei di una bellezza rara, come Alcyonium palmatum(mano di morto) e Alcyonium acaule. Entrambe le specie sono presenti con colonie non eccessivamente massicce ed erette, che aderiscono al substrato mediante uno stelo basale e dal quale si dipartono ramificazioni digitiformi. Le differenze tra le due specie, sono sicuramente la colorazione, il numero di tentacoli pennati e appendici laterali. Alcyonium acaule è privo di caule, come indica il nome, e presenta la base sterile bianca (senza polipi) che sostiene l'intera colonia, contrariamente ad A. palmatum che ne è fornito.
Arrivando sui 50 metri di profondità sul versante nord-ovest della secca ci si appresta ad uno sperone di roccia ricoperto da cespugli bianchi, le cui punte ondeggiano seguendo la direzione del movimento della corrente. Siamo in presenza del corallo nero (Antipathella subpinnata) , chiamato così perché sotto il cenosarco bianco si nasconde un fusto nero come il carbone.

Sui 50 metri sono presenti poche colonie (3-4) di Eunicella verrucosa, di colore bianco. Le colonie presentano degli ampi ventagli molto ramificati con le superfici ruvide, per la presenza di polipi molto ravvicinati tra loro e con la parte basale a forma di cono. 
Si potrebbero descrivere tantissime specie che magari non si incontrano tutti i giorni in immersione, come per esempio la Peachia (Anemonactis mazeli), un antozoo abbastanza raro di cui si hanno scarsissime informazioni riguardanti la biologia e l'ecologia. Ma questo lavoro nasce non soltanto con l'obiettivo di raccontarvi di questo sito ma soprattutto ad invogliarvi a visitarlo e ad ammirarne la "bellezza" in prima persona.