Federico Betti – Reef Check Italia Associate Program Manager
In questi giorni è rimbalzata su diversi media la notizia del ritrovamento, nelle acque australiane del Queensland, dei resti di uno squalo bianco Carcharodon carcharias di circa
tre metri di lunghezza, morto a causa dei morsi infertigli da un suo simile.
Il cannibalismo in questa specie non è insolito, ma ciò che ha destato scalpore è il fatto che l’ampiezza dei segni lasciati dai morsi fa pensare che l’assalitore sia stato uno squalo di oltre
sei metri di lunghezza, subito rinominato “super-squalo”.
In realtà è accertato che gli squali bianchi possano superare i sette metri di lunghezza, come dimostra, fra gli altri, l’esemplare di sette metri e quattordici centimetri pescato nel1987 al
largo di Malta; descrizioni di esemplari di dimensioni molto maggiori (otto, dieci, perfino dodici metri), invece, non sono da ritenere attendibili.
L’animale in questione, quindi, non rappresenta assolutamente un’anomalia; c’è da dire, però, che superati i quattro metri di lunghezza questa
specie tende ad accrescersi molto lentamente, e ad utilizzare l’energia ricavata dalla nutrizione nell’aumentare la stazza più che la lunghezza.
Crescendo, quindi, questi animali si irrobustiscono, diventando più massicci; ciò significa che squali bianchi di taglia superiore ai quattro
metri sono decisamente rari, perché sono pochi gli esemplari che sopravvivono così a lungo da raggiungere dimensioni decisamente maggiori.
Ecco perché l’accertamento della presenza di uno squalo bianco di sei metri e più dovrebbe costituire una bella notizia per gli amanti della natura e del mare: nonostante i mille fattori di
mortalità (tutti di origine umana) che stanno portando alla scomparsa di questa specie, esistono ancora esemplari in grado di resistere per decine di anni alle ingiurie dell’uomo.