Il protocollo MAC di Reef Check Italia prevede due distinti tipi di schede, una destinata ai rilevamenti effettuati nel Nord Adriatico ed un’altra
riservata a tutto il resto del Mediterraneo.
Gran parte delle osservazioni provengono da immersioni effettuate soprattutto lungo le coste rocciose, in particolare del Mar Tirreno, perché è in queste acque, note per la loro eccezionale
limpidezza e bellezza di forme di vita, che la maggior parte dei subacquei amano immergersi.
L’immersione effettuata al termine del corso EcoDiver MAC, ospitato dal Subtridente Pesaro, uno dei club che hanno dato il maggior contributo di segnalazioni al progetto MAC, è stata invece
effettuata nelle acque del Mar Adriatico e più precisamente nel relitto della Nicole; una motonave, carica di feldspato, naufragata al largo delle coste del Promontorio del Conero nel 2003.
Le immersioni nei relitti hanno in genere un fascino determinato dalle sorti che hanno causato l’affondamento stesso del relitto o dalle particolari collocazioni che essi
assumono. Chi si immerge, spesso vive sensazioni legate a storie note o
immaginarie, provando sempre emozioni che solo un relitto è in grado di suscitare. La Nicole non ha certamente una storia misteriosa e affascinante ma è pur sempre un relitto di grandi dimensioni
ed è spesso avvolto da una coltre di scarsa visibilità, talmente limitata da renderlo misterioso come un paesaggio terrestre immerso nella nebbia. Ogni nuovo incontro appare solo all’ultimo istante ma è un susseguirsi continuo lungo tutto il percorso del
relitto. Forse, per la Nicole, la scarsa visibilità può essere addirittura un vantaggio viste le condizioni non eccezionali del relitto.
In questa occasione, giudicata una delle migliori, la visibilità non andava oltre i 5-6 metri.
Ma proprio per questo motivo l’attenzione si concentra enormemente su spazi limitati e di conseguenza la perlustrazione del relitto viene fatta quasi metro dopo metro. Al termine dell’immersione,
essendo il relitto lungo più di 100 metri, guardando il computer all’uscita ci si accorge che segnala ben 68 minuti di immersione. Questo può significare solamente che, nonostante la scarsa
visibilità, il relitto non delude assolutamente grazie alle numerose forme di vita che incrostano le sue pareti.
In effetti è quasi impossibile trovare spazi liberi, i vari organismi vivono spesso uno sopra l’altro per poter sfruttare al massimo una delle poche oasi, lungo tutto il nord Adriatico, in grado di offrire substrati idonei all’insediamento di specie che altrimenti non troverebbero altre soluzioni possibili.
In questa zona convivono specie prevalentemente adattate a fondi mobili, sabbiosi, con specie che invece trovano il loro habitat ideale solo in presenza di substrati duri, in sintesi un
trionfo di vita non comune. Ogni tanto compaiono anche scorci molto belli che delineano la sagoma del relitto e lasciano intravedere spazi particolarmente suggestivi tipici degli ambienti
dei relitti.
Insomma una degna conclusione per un corso che, oltre al programma standard, ha visto alternarsi, nella bellissima sede del Subtridente Pesaro, le relazioni di Massimo Ponti, che ha fatto
conoscere ai presenti le meraviglie sommerse del paesaggio delle Tegnùe e Federico Betti che ha presentato il suo volume sulla fauna marina della Riviera del Conero suscitando un notevole
interesse in tutti i partecipanti.
Gianfranco Rossi
Reef Check Italia Onlus